RISTORANTE ALBERGACCIO DI CASTELLINA IN CHIANTI

Ieri giovedì 11 luglio, è andato in scena al ristorante Albergaccio in località Castellina in Chianti un evento memorabile. Uno di quegli eventi che non vorresti finissero mai. 
Il Professore e giornalista eno-gastronomico Leonardo Romanelli, in collaborazione con Francesco Cacciatori della famiglia Cacciatori (proprietari del ristorante Albergaccio), hanno indetto un evento privato per pochi intimi giornalisti e critici di vino. In occasione dei festeggiamenti del trentennale dell’attività Francesco ha deciso di aprire qualche bottiglia di vecchie annate di vino della sua collezione privata permettendo a noi di degustarle e di poterci confrontare su assaggi più unici che rari. Come se non bastasse una volta finita la degustazione nella cantina del ristorante, siamo saliti ai piani alti per il fantastico pranzo, questa volta tutto firmato Pietro Cacciatori, il figlio, la nuova generazione di Albergaccio. L’Albergaccio è un luogo incantevole. Una casa colonica in terra Chiantigiana che vanta undici anni di stella Michelin a conferma del fatto che questo sia un eden esclusivo della tipicità e della tradizione culinaria Toscana. Un luogo dove il valore della tradizione ha incontrato l’audacia dell’innovazione. Situato in uno dei punti panoramici più belli del Chianti, l’Albergaccio è situato all’interno di un vecchio edificio agricolo completamente ristrutturato e caratterizzato da poche ma tipiche caratteristiche che contraddistinguono questo posto tra i tanti che si possono incontrare nella zona, a partire dal cotto Chiantigiano con cui sono rivestiti i pavimenti, alle travi di cipresso, per finire alle pareti in pietra di alberese. 
La famiglia Cacciatori da sempre gestisce questa bellissima realtà nella figura di Francesco titolare e responsabile di sala e di tutto ciò che ha che fare col discorso vini e cantina, di Pietro, il figlio, che da qualche anno ha preso i comandi della cucina in sostituzione di sua mamma Sonia Visman, che ancora è al servizio della cucina e delle attività del ristorante.
La cucina è semplice, creativa, e innovativa, una cucina che guarda avanti, senza scordarsi le origini. Una cucina che rispetta le tradizioni e le rivisita e propone in chiave moderna senza strafare, senza esagerare i piatti della tradizione. Ho trovato i piatti ben eseguiti, piacevolmente equilibrati e molto rispettosi della materia prima, senza nessuna esagerazione o estremizzazione. 
Il menù è iniziato con un piccolo assaggio di benvenuto a base di pappa al pomodoro, in ricordo di tempi che furono. Successivamente è stata la volta dell’antipasto con cui abbiamo sancito il vero e proprio inizio del menù degustazione: sfoglia di pane croccante con melanzane e acciughe del mar Ligure con pesto di pomodori secchi e pomodori confit omaggio alla mamma Sonia che realizzò questo piatto in tempi non sospetti suscitando grande stupore tra i palati dei fortunati che ebbero il piacere di assaggiare questo piatto. Il primo invece è stato uno splendido piatto di ravioli Maremmani burro e salvia con parmigiano di vacche rosse Reggiane. Le due portate principali sono state: il pollo nostrale marinato con spezie e succo di zenzero , gazpacho di panzanella e chips di mais e la braciolina con i capperi fritti in ricordo del pranzo della Domenica dove il nonno di Pietro era solito cucinare questo piatto. Il dolce finale ha previsto invece un cannolo croccante al cioccolato con sorbetto di fragola crema Inglese alla vaniglia naturale Tahiti e essenza di menta. Il pranzo è stato accompagnato da i vini dell’azienda Gagliole e per finire con la portata principale, Francesco ci ha ancora una volta stupiti servendoci alla cieca un fantastico Castello Di Ama vigna L’Apparita 1990. Un vero capolavoro di vino, senza epoca. Un incantevole coacervo di sentori speziati di tabacco e di vaniglia con un finale di frutti di bosco disarmante. Concentrazione e persistenza superbe, 1990 annata grande, ricordata per aver conferito ai vini equilibrio e armonia oltre che un bella carica polifenolica. 
Prima di tutto questo, come ho accennato all’inizio di questo articolo, ci siamo ritagliati un paio d’ore per scendere in cantina a degustare alcune vecchie annate dei vini della collezione privata di Francesco che per l’occasione ha aperto le seguenti bottiglie:

-      Castellare di Castellina I Sodi di San Niccolò 1991
-      Tenuta Farneta Bongoverno 1990
-      Castello Di Ama vigneto Bellavista Chianti Classico Riserva 1990
-      Paolo Scavino Barolo Bric dal Fiasc 1989
-      Poliziano vigna Asinone Nobile di Montepulciano 1988
-      Casanova di Neri Brunello di Montalcino 1988
-      Siro Pacenti Brunello di Montalcino 1988
-      Avignonesi Toro Desiderio 1988

Il risultato che abbiamo ottenuto da questa degustazione è stato sorprendente. Castello di Ama 1990 è risultato essere il vino che si è conservato meglio con una bellissima balsamicità come nota di testa, una bellissima verve in bocca con note mentolate e fruttate di frutti rossi maturi. Freschezza e tannino perfettamente integrati nonostante l’età.
Una bella rivelazione è stato anche il merlot in purezza di Avignonesi con delle belle note balsamiche e di peperone, frutto rosso maturo ma croccante. Tannino piacevole e spalla acida perfettamente equilibrata.
Sicuramente due parole vanno spese anche per il Bongoverno di Tenuta Farneta. Un vino esemplare con un bellissimo naso, persistente e intenso. Un aroma di liquirizia che domina e che si lascia sul finale conquistare da un piacevole fondo di caffè. Tannino levigato e timida freschezza - 29 anni di vino e non sentirli. 
Purtroppo non posso dire lo stesso per i due Brunelli Casanova di neri e Siro Pacenti, che non hanno retto il colpo della vecchiaia e così anche il Barolo Scavino. Vini purtroppo che non avevano più nulla da raccontare. 
Due parole sul Castellare di Castellina I Sodi San Niccolò 1991,  un vino impenetrabile , scuro, con sentori di pepe e liquirizia. Bella balsamicità con note di alloro. Bella eleganza che risente un poco dell’età.

In conclusione è stata una giornata memorabile che rimarrà negli annali dei miei ricordi. Ho assaggiato vini che poche altre volte mi capiterà di degustare. Molti di questi venivano prodotti quando io nascevo e a distanza di 30 anni posso dire di averli assaggiati. Assaggiare vecchie annate di vini, è come sfogliare un libro di storia, racchiudono tutta l’essenza della storia di un’azienda, nel bene e nel male. Tutto merito di Francesco Cacciatori e di Leonardo Romanelli oltre che del caro Andrea Gori, che mi hanno coinvolto in questa bellissima esperienza. Mi avete fatto un bellissimo regalo che non dimenticherò mai. GRAZIE!!




    

  

 



















            



Commenti

Post più popolari