MERANO OFF – L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
La natura del vino vive di contrapposizioni e ribelli identità che per le grandi occasioni, si contraddistinguono per audacia e clandestina propensione alla scoperta. Come Merano OFF, la rassegna di vini biodinamici andata in scena domenica sera al centro culturale Ost West Est Ovest di Merano.
L’obiettivo era quello di discostarsi dai lustrini e paillettes della rassegna iridata, concentrandosi su pochi produttori biodinamici, locali e non, in un ambiente underground e alla mano senza tanti ammennicoli o formalismi. Il centro culturale ha messo in scena una conviviale degustazione di vini di produttori come Patrick Uccelli di Tenuta Dornach, o i vini di Urban di Weingut In Der Eben coi suoi vini del maso Ebnerhof delle Dolomiti, che per l’occasione ci ha fatto degustare vini da vitigni antichissimi come la Malvasia rossa, oppure i vini “A’ Vita” Calabresi, di Francesco Maria de Franco di Cirò. Che dire invece dello sciamanico montanaro produttore Andreas Dichristin della tenuta Tropfital o i vini naturali dell’area Trevigiana di Carolina Gatti oppure ancora i vini Barbacàn di Angelo, Luca e Matteo Sega della sottozona Valgella in Valtellina. tutto questo degustare è stato tenuto insieme da un legante importante fatto di panini col cotechino e salsa verde, o ancora cicciolata e lambrusco. A mettere la firma sul food dell’anima e del sogno è stata la gastronomia atipica, mangiante, Parmigiana, “Tra L’uss e L’asa” del collettivo Ostinati. Invece la piccola selezione di lambruschi è stata curata dal gruppo di vignaioli Emiliani naturali ribelli rifermentati in bottiglia “Emilia Sur Li”. L’atmosfera clandestina che ha contraddistinto la degustazione non ha tradito l’aspettativa. La Merano che resiste all’industria del vino al mainstream del movimento dei potenti e dei grandi palcoscenici passa da queste iniziative. Passa da merano Off. I veri ribelli non sono quelli che fanno gli snob dicendo di non andare a Merano per partito preso o per appartenenza a un movimento del NO da tastiera del computer, ma quelli che andando a Merano, hanno saputo godere di tutte e due le facce di una diversissima medaglia, sacrificando un wurstel per un bicchiere di vino in più. Non ci sono i giusti e gli sbagliati, non c’è il buono o il cattivo, c’è solo tutto quello che il tuo fegato può sopportare e il tuo cervello ricordare e analizzare, senza pregiudizi o schieramenti. Io ho goduto di qualche eccezionale assaggio, ho goduto dei sorrisi, della semplicità di un movimento spesso fatto di “aristorasta e punk a bancomat”, ma che forte dell’appartenenza alle radici da cui proviene, cerca di rendere sempre più comune l’idea del bere naturale. Il vino lo fanno le persone, non le etichette, non i punteggi, è giusto che questo messaggio di un’altra “Merano is possible” passi a tutti, forte e chiara. Chissà cosa ci inventeranno l’anno prossimo! Nel frattempo se li cercate, andate sulle montagne più selvagge o nelle campagne più ostili, è li che dall’alto, la luna, scandisce il passare del tempo!
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