VINI MIGRANTI
A distanza di qualche giorno dalla conclusione dell’edizione numero 0 di Vini Migranti, raccolgo i pensieri, le emozioni vissute, ripenso alle fatiche, ai litigi, alle notti insonni davanti a una birra, pensando a cosa sarebbe potuta essere una degustazione di vino.
Oggi sono qua’, disteso sul mio letto a riposare e a scrivere un pensiero vivo e vissuto, dell’organizzazione della mia prima manifestazione di vino.
Se qualche anno fa’, ancora poco più che acerbo appassionato di vino e niente più, mi avessero detto che qualche anno più tardi avrei partecipato all’organizzazione di una manifestazione di vino, avrei sorriso e cambiato discorso, come sono solito fare. Invece la vita a volte ti riserva delle sorprese, dei colpi di fulmine, un destino già scritto o qualcosa che tu in qualche modo vuoi talmente tanto da canalizzare tutte le tue energie per far si che questo accada. Ebbene, un giorno qualunque, fermo al semaforo di via Maggio, in centro a Firenze, in sella al mio motorino, attraversa davanti a me un tipo strampalato, forse un po’ briaco, che notando il mio adesivo di Emilia sur li, sul parabrezza, mi grida congratulandosi e dicendomi che lui si chiamava Teseo e che lavorava nel mondo del vino e che avrebbe avuto piacere se fossi andato al ciclo di degustazioni organizzato li vicino in un’enoteca del centro, con personaggi di spicco del mondo del vino Italiano. Io data l’allettante offerta, accetto e qualche tempo dopo, mi presento alla prima serata di degustazione, con Mateja Gravner. L’intesa tra me e quel soggetto dalle mille sfaccettature, personalità e colori, non tarda ad arrivare e subito ci troviamo d’accordo entrando in confidenza. Da li’ in poi, nasce un’amicizia che ci porta a condividere tante serate insieme, tanti litri di vino, tante idee. Un giorno con la solita timidità e riservatezza, dettata da una serafica intraprendenza, Teseo, mi chiama dicendomi di dovermi parlare di un’idea che ha e che vorrebbe sviluppare con me. L’idea è quella di organizzare una fiera di vino, con produttori proveniente da tutto il mondo e da tutta Italia. L’idea è quella di creare qualcosa di insolito, ponendo il focus dell’organizzazione su una tematica attuale, coinvolgendo in questa iniziativa una vecchia sua conoscenza Londinese ma di provenienza Californiana, che ormai da anni si sbatte in lungo e largo per il mondo alla ricerca di vini prodotti in contesti difficili o dove ci sono scenari di guerra. Così la decisione di inserire nel progetto Peter Weltman, con il suo progetto: “No Borders Wine”. Incomincia subito a piacerci l’idea di organizzare qualcosa del genere e iniziamo a partorire idee su idee, cercando di organizzarle di volta in volta, per capire se potessero essere realizzabili oppure no. Io quello con i piedi per terra, realista, preciso, organizzato, lui, il genio, lo strampalato, con l’idee geniali ma da riorganizzare, da capire se fattibili o no e da approfondire per non rischiare di sottovalutarne l’entità. Tiriamo le prime linee guida e pensiamo a un nome. Tra i tanti, Vini Migranti ci piace da subito e capiamo che questo possa avere un riscontro sociale importante, in un momento storico come questo. Un nome complesso, che affronta una tematica delicatissima. non abbiamo tempo per pensare alle maldicenze o alle polemiche sterili da bar, così decidiamo di andare avanti. Vini Migranti si deve fare e deve avere questo nome. La svolta comunicativa arriva con la decisione di integrare in questo bellissimo progetto, il gastro-prof. Leonardo Romanelli e la sua fidata collega Sabrina Somigli, che ci pongono delle linee guida da seguire. Sento parlare per la prima volta del concetto di piano editoriale e di comunicato stampa, mi dedico ai social e alla comunicazione in una corsa contro il tempo, dove quest’ultimo passa inesorabilmente veloce. Dopo mesi di lavoro ad organizzare e scornarsi sui particolari, Vini Migranti arriva a ridosso della data di inizio. L’attesa ci ha consumati, ma l’organizzazione e la preparazione di tutto, anche. Ci aspettiamo un pubblico che non dovrebbe superare le 600 persone, ma dentro di noi speriamo che questo numero sia destinato a crescere.
La mattina di Domenica 19 gennaio, è il gran giorno, si apre i cancelli e i produttori che nel frattempo da 40 sono diventati 60, cominciano ad arrivare, con loro i loro fantastici vini e la speranza che questa scommessa che hanno accettato, non li deluda. Carrelli di vino e speranza iniziano a inondare il corso davanti a FACTO, il fulcro su cui per i mesi di organizzazione precedenti e per i due giorni della manifestazione, si svolgerà il tutto. L’ombelico del mondo di VINI MIGRANTI. Dopo di loro iniziano a presentarsi i primi visitatori, poi altri e altri ancora. Nella fascia oraria dalle 11 alle 12:30 il picco massimo, con 500 ingressi. Non finirà quì. Alle 19 di sera di domenica 19 gennaio, chiudiamo le porte della degustazione con più di 1000 persone paganti, felici, sfiniti e con una cena di 90 persone pronta a iniziare nell’arco di 1 ora dalla fine della manifestazione. Siamo estasiati, increduli e concentrati. Andiamo a letto alle 3 di notte e lunedì mattina, ci svegliamo di buona lena pronti ad affrontare un’altra giornata di degustazione. Ci aspettiamo operatori del settore, ristoratori, enotecari e chi più ne ha più ne metta. E così sarà. Tanti professionisti intervengono e degustano in lungo e in largo tra i banchi d’assaggio, ci scambiano sorrisi, si complimentano con noi e noi siamo super felici. Chiudiamo le porte alle 18:00 con più di 1300 visitatori in due giorni di degustazione. Due giorni di una degustazione che per molti è sembrata qualcosa che esistesse da tempo, qualcosa del tipo : “dai! Ma come non conosci VINI MIGRANTI”?? Quella fiera a Montelupo Fiorentino organizzata da Teseo!!!” ma che in realtà era l’edizione 0 di un salto nel vuoto. Per noi è stata una grande scommessa riuscita, una grande emozione che ancora non sappiamo spiegare. Ci siamo goduti questo viaggio per ogni km consumato, siamo di un'anima migrante e migreremo ancora e ancora. Adesso però è il momento di riposare un pò. Versiamoci un altro calice di vino, perchè grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia e un buon amico.
GRAZIE!!
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