NECCIAIO

Pistoia con la sua bellissima montagna, è per me, sempre stata luogo di rifugio e di fuga, dove scappare dalla routine, e godere dell’energia che solo la natura può trasmetterti, attraverso un trekking  e la vista di un lago su cui le montagne si riflettono. Il rumore silenzioso della montagna e l’incanto dei panorami mozzafiato. 
La montagna pistoiese è anche il posto dove tra abeti e mirtilli, alternati, a svettanti pilloli di roccia,  si innalzano con le loro braccia tese, i castagni, alberi che da sempre danno il frutto principe e tipico di una correlazione montanara che tempi addietro, fu sostentamento per molte popolazioni povere di altura. Le castagne. Negli anni di carestia e difficoltà di approvvigionamento, le castagne hanno sostenuto le popolazioni locali con il loro contenuto calorico e con la loro versatilità. Arrostite o bollite per esempio.  Ma quando le castagne diventano farina,  si trasformano in polenta, torte, biscotti pasta fresca….oppure in NECCI!
I necci sono focaccine sottili, quasi più simili a una crepes, originarie della Garfagnana e della montagna Pistoiese, fatti di farina di castagne e acqua. Questo alimento che in tempi remoti e antichi era fonte di sostentamento delle popolazioni povere montanare Toscane, oggi, diventa street food cittadino, proposto tra le strade della città,  dalla bicicletta-cucina mobile di Giorgio Filippelli (Pistoiese amante della cucina e custode nipote dei ricordi) e Dusan Bozic, tutt’altro che Pistoiese, di origini Serbe, project manager e amante della cucina Italiana. Forte del ricordo della merenda pomeridiana di sua nonna, Giorgio, ha deciso di valorizzare e pubblicizzare tra la popolazione, quello che per molti, era ancora sconosciuto. 
Il metodo con cui si producono i necci, è molto caratteristico. Si scaldano i testi, ovvero due padelline in ghisa, molto sottili e piatte, le quali precedentemente vengono unte con dell’olio o dello strutto. Una volta che i testi sono ben caldi si adagia tra di loro la pastella opportunamente stesa e si aspetta che cuocia. Una volta cotti i necci, in passato, venivano impilati e separati l’uno dall’altro, da una foglia di castagno e consumati alla bisogna, oggi vengono consumati subito, in diversi modi, più o meno creativi, variegati e sfiziosi. Per l’occasione io ne ho degustati due, uno salato con stracchino e salsiccia e uno dolce, il classico, quello definito “A Biuscio”, con ricotta di montagna e un poco di miele di castagno. 
La ricerca della qualità e l’offerta di prodotti di prima scelta, selezionati sul territorio, è la missione che il “necciaio” si prepone di perseguire. Un gusto inconfondibile, che senza scendere a compromessi deve identificarsi nella scelta di materie prime eccezionali che rispettino la memoria di Giorgio e Dusan; questo è il caposaldo che i due ci tengono a ribadire.  Un progetto il loro, che merita di essere raccontato da noi, che proviamo a comunicare quanto ancora di buono viene fatto nel nostro paese, così come merita il nostro supporto chiunque si faccia testimone della memoria, quella che a ridosso del quasi terzo millennio, tra catastrofi, cataclismi e virus dirompenti, rischia di scomparire per sempre. Lunga vita al “necciaio” e iniziate a seguirli, che questo è solo l’inizio.  GRAZIE!!!

























Commenti

Post più popolari