VITIQUE
Sarà perché l’assonanza del nome "VITIQUE", rimanda a una delle piante che più preferisco – la vite – o forse perché in quel bellissimo posto, la linea che separa la cantina, dove si produce il vino e la sala del ristorante, dove il vino si beve, è veramente sottile. Sarà perché tutto questo si può toccare con mano. Sarà perché sono da subito entrato in sintonia con i commensali con cui ieri sera ho condiviso questa bellissima cena, alcuni conosciuti, altri piacevolmente scoperti ieri sera. Sarà perchè in fondo, mi sono sentito a casa. Sarà quel che sarà, ma la mia esperienza a VITIQUE è stata decisamente positiva.
Questo bellissimo posto che sorge nel cuore del Chianti Classico a Greve in Chianti per essere precisi, appartiene al gruppo Santa Margherita - una bellissima realtà aziendale Italiana - Veneziana di origine, ma con varie ramificazioni in tutta Italia: dall’Alto Adige alla Sicilia. 200 mq di ristorante sviluppato su più livelli, che si interseca a perfezione con la cantina Santa Margherita Tenimenti Toscani. La cantina all’interno della quale si vinifica i vini di “LamolediLamole”. A guidare la brigata di cucina è il giovanissimo Antonio Guerra, classe 1990. Milanese con una genetica ibrida che spazia dalla Puglia alla Campania. Nel suo curriculum vanta tante esperienze importanti: da Carlo Cracco, a Alfredo Ciocchetti, a Luigi Taglienti e Giancarlo Morelli, per finire con Antonello Sandri, ultimo Chef con il quale Antonio, ha condiviso la cucina della Bottega del Buon Caffè ( una stella Michelin a Firenze), prima di approdare a VITIQUE, come uomo al comando della squadra di cucina. La sua è una cucina che trasporta in un viaggio esplorativo, nel mondo della cucina Italiana contemporanea, di terra e di mare. Una cucina legata al territorio, Golosa, mai banale e per nulla stancante. Una cucina umile, che mira all’eccellenza con idee interessanti e alla portata di tutti. Nota di riconoscimento va alla brigata di sala, che ben "settata", coesa e organizzata, ha gestito egregiamente il servizio, senza trasmettere difficoltà o impreparazione. Bel ritmo con cui sono state gestite le portate e ottima fluidità nel servirle.
Infine l’ambiente. Il design. Mi ha lasciato sorpreso, catapultandomi in una realtà quasi nord-Europea con quella architettura "industrial" e “minimal” allo stesso tempo, tipica di un ristorante Scandinavo. Mi è piaciuta molto la scelta di creare un contrasto con l’ambiente circostante, andando a interpretare il tutto con modernità e efficace minimalismo.
I piatti degustati per l’occasione sono stati i seguenti:
- Tartarre di Fassona con senape – Spinaci con bagna cauda e pane – Cremoso di riccio con patate e prezzemolo
- Pane fatto in casa con burro di Normandia e olio dell’azienda a base di tre varietà di olive (Frantoio, Moraiolo e Leccino)
- Crudo di scampi e gamberi rossi con acqua di pomodoro
- Animella glassata con fondo di vitello e sedano cotto a bassa temperatura, con aceto di lampone, miele e paprika dolce
- Fregola con vongole, riccio mantecato con burro acido e polvere di finocchietto al limone
- Spaghettoni Fabbri con crema di patate, gel al limone, nduja, cardamomo e polvere di pomodoro
- Cappelletto alla pizzaiola con baccalà e acqua di provola
- Cervo al barbecue, germogli di senape, camomilla e salsa ai frutti rossi
Dolce finale:
- Tiramisù, crema di mascarpone affumicata, gelatina al caffè amaro, lingue al cioccolato e polvere di cardamomo
- Petit Four
I vini in abbinamento hanno spaziato tra le varie zone d’Italia che fanno riferimento ai produttori facenti capo al gruppo Santa Mrgherita, da Cà Del Bosco, a Lamole di Lamole al Vermentino di Sardegna Opale. Per finire con una bellissima degustazione di Rum Nicaragua 1999 e Whisky selezione Samaroli e il Calvados Guillaume de Normandie del 1998.
Alla fine di tutta questa esperienza, la verità, anche per sintetizzare tutto quello detto prima, è che mi sono sentito veramente a casa. Questo grazie a tutti coloro che l’hanno reso possibile.
Complimenti a tutti!
Grazie!
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